La bilateralità rappresenta una delle più originali e consolidate espressioni del dialogo sociale nel mondo del lavoro artigiano. Nata dall’impegno congiunto delle organizzazioni dei lavoratori e delle imprese, la bilateralità si è evoluta nel tempo da semplice strumento mutualistico a vero e proprio sistema di welfare contrattuale.

Sin dagli anni ’70, il mondo dell’artigianato ha saputo costruire percorsi di tutela innovativi, pensati su misura per le esigenze di imprese e lavoratori. Quello che allora era un esperimento, oggi è un sistema articolato e riconosciuto: fondi di sostegno al reddito, enti per la formazione, sanità integrativa, previdenza complementare, sicurezza sul lavoro.

La bilateralità è cresciuta accompagnando le trasformazioni del lavoro, diventando un punto di riferimento in grado di offrire risposte concrete anche in situazioni di crisi. È una storia fatta di accordi, norme, ma soprattutto di visione e responsabilità condivisa.

Ripercorriamo i momenti chiave di questa evoluzione che verranno proposti nelle prossime News. Iniziamo dalle origini.

Le Origini della Bilateralità Artigiana: Dalla Mutualità alla Contrattazione

La storia della bilateralità nell’artigianato italiano prende forma negli anni ‘70, quando i primi contratti collettivi territoriali danno vita a casse mutue provinciali pensate per coperture specifiche, come la Cassa Integrazione Metalmeccanici (CIM) o la mutua MILAA per i lavoratori dell’abbigliamento. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: creare strumenti mutualistici tra sindacati e associazioni datoriali, per offrire tutele concrete. Il rafforzamento del ruolo della Rappresentanza Sindacale anche nelle imprese più piccole, grazie agli accordi del CCNL 1977/79, segna un altro passo importante verso la rappresentanza diffusa e condivisa.